RE/MAX e la Philharmonic Orchestra

  • 2 anni fa
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Qualche giorno fa ho letto un articolo interessante su un quotidiano nazionale.

La New York Philharmonic Orchestra, per la prima volta dal 1842 anno della sua fondazione, ha nella sua formazione un numero di donne musiciste maggiore, seppur di poco, rispetto agli uomini: 45 contro 44.

Il New York Times lo descrive come una svolta epocale, una rivoluzione. Si legge in questo articolo che, al momento della fondazione di questa prestigiosa orchestra, addirittura le donne fossero scoraggiate anche a partecipare ai concerti serali se non accompagnate dagli uomini.

Come siamo arrivate a questo sorpasso? La soluzione sembra apparentemente geniale. Le audizioni dal 1970 vengono fatte alla cieca, con il candidato che suona dietro un paravento, senza conoscere nient’altro se non il suo talento nell’esecuzione. Risultato: 10 delle ultime 12 assunzioni sono rappresentate da donne.

Al netto della grande conquista, però, non vi sembra deprimente che si debba arrivare a nascondersi dietro ad un paravento per annullare qualsiasi possibile pregiudizio, anche inconscio, e farsi giudicare nel modo corretto?

In Arteka, faccio centinaia di colloqui ogni anno e guardo i candidati in faccia, osservo le loro espressioni, li scruto mentre gesticolano nervosamente o inventano qualche piccola bugia per apparire adeguati al ruolo richiesto. Faccio tesoro del loro modo di raccontare, di reagire agli imprevisti, vedo nei loro occhi la voglia di scommettersi o la paura di mettersi in gioco. In questo caso il talento devo guardarlo in faccia, non posso solo ascoltarne l’esecuzione. Non dico di essere al di sopra di pregiudizi, o di simpatie e antipatie “a prima vista”, ma sono abbastanza sicura, alla fine, di essere obiettiva nella mia valutazione.

Continuo a leggere l’articolo e scopro, però, che nonostante si sia raggiunta questa parità di genere nella Philharmonic Orchestra (di New York, non di una piccola cittadina dell’entroterra siciliano), questa sia solo parziale perché poi i ruoli più importanti sono sempre appannaggio degli uomini, i quali in ogni caso, a parità di ruolo, vengono quasi sempre retribuiti meglio.

Re/Max è un franchising americano, la sua forza è proprio quella di dare a tutti, indipendentemente da genere, razza, colore o estrazione sociale, la possibilità di crearsi una carriera brillante e poter crescere professionalmente in modo autonomo e flessibile. Mi sembra incredibile che ci sia ancora oggi una situazione del genere, a New York!

Sarà che io sono una donna, sarà che nella mia agenzia non esiste neanche per sbaglio la possibilità di vivere una discriminazione di questo tipo, però questa storia è disarmante. Noi donne dobbiamo davvero nascondere il fatto di essere di sesso femminile per poter sperare di essere valutate correttamente?

Se vi va, scrivetemi in privato cosa ne pensate.

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