Le 100 donne più potenti al mondo secondo Forbes. Ma il gender gap continua…

  • 1 anno fa
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Ieri mattina leggevo con curiosità la classifica di Forbes delle 100 donne più potenti al mondo. Subito al primo posto, neanche a dirlo, la Presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen. Scorro un po’ e trovo al settimo posto una sorprendente nuovissima entry Giorgia Meloni: diciamo che la ragazza ha scalato la classifica velocemente. Il resto della lista è costituito principalmente da amministratori delegati, capi di stato e miliardarie.

Indubbiamente un bel gruppetto! Eppure il gender gap è ancora un problema reale, attuale ed enormemente diffuso. Al netto delle barriere sociali, dei pregiudizi e delle discriminazioni di genere che rallentano e ostacolano l’affermarsi delle donne nei ruoli più alti della società, credo che ci sia alla base, da parte di tutte le donne, una mancanza di autostima derivata da un meccanismo sociale ben radicato. Si tratta di un sistema sociale e culturale che sminuisce le donne fin da bambine, le scoraggia ad avere ambizioni e le educa a rimanere dentro confini netti e ben definiti. Questa “svalutazione” del genere femminile è un’opera lenta e talvolta inconsapevole, basata su stereotipi e retaggi del passato, che scoraggia la donna ad occupare un ruolo pubblico nel lavoro, in politica e nella società in generale.

Non voglio assolutamente dire che si tratti di un piano diabolico ordito dall’uomo per tenerci soggiogate o qualcosa di simile. Viviamo solo nell’inerzia di un sistema patriarcale, che fa tanta fatica a cambiare. Paradossalmente, però, questo sistema ha generato e genera continuamente grandissimi donne manager che, proprio perché maturano un atteggiamento differente nei confronti del potere, si approcciano diversamente alla leadership costruendo nuove e più virtuose modalità di gestione di aziende, paesi, amministrazioni pubbliche, etc. È proprio nei contesti aziendali che si evidenzia la differenza. L’azienda è il luogo in cui convergono soggetti con interessi e caratteri diversi, talvolta molto distanti tra di loro, ma che costituiscono nella loro somma il vero valore aggiunto di ogni organizzazione. Il ruolo del manager è mantenere l’equilibrio in questa complessità.

La parola manager, che ha ormai assunto connotazioni negative, quando viene riferita ad una donna immediatamente ritrova la dignità e il valore originario. Essere manager non vuol dire solo essere competenti nel proprio ambito, ma contribuire a far crescere il valore complessivo dell’azienda. Questo vale per tutti, ma ritengo che siano le donne più degli uomini a metterlo in pratica. Forse perché sentono di più la necessità di cambiamento, nel lavoro come nella società.

Ciò che realmente manca, oggi, è un’opportunità per tutte le donne di potersi mettere alla prova nel mondo del lavoro, concedendosi anche il lusso di sbagliare senza che questo venga percepito come un dramma o una sconfitta per l’intero genere femminile.

Noi di Re/Max Arteka, tentiamo di dare il nostro piccolo contributo a cambiare questo sistema. E voi?

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