Qual è il tuo stipendio ideale?

  • 2 anni fa
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Leggevo l’altro giorno un articolo su quale fosse lo stipendio ideale in Italia. La questione mi ha fatto sorridere, perché il dibattito era tutto incentrato su come, ad un colloquio di lavoro, si dovesse sempre trovare un compromesso sullo stipendio desiderato e quello ritenuto sostenibile per l’azienda. Si trattava sempre di quanto l’azienda fosse disposta a concederti, in un braccio di ferro in cui tutti rinunciano a qualcosa. Ritengo che questo tipo di ragionare appartenga ad un modo antiquato di considerare il mondo del lavoro. In un sistema come Remax Arteka decidi tu quanto guadagnare, in base a quanto sei bravo e disposto ad impegnarti nel tuo lavoro e a quanto tempo sei disposto ad investire. E non sono solo parole.

Durante le selezioni e i career day in agenzia, entro costantemente in contatto con centinaia di soggetti, più o meno interessanti e interessati, ciascuno con la propria motivazione e storia personale. Tra questi c’è sempre chi è già abituato ad affrontare un colloquio di lavoro e si dimostra sicuro nell’approccio e nel modo di presentarsi, come c’è chi è alla prima esperienza lavorativa ed è sempre un po’ tentennante e disorientato. Rimango convinta che ogni colloquio sia sempre un’esperienza positiva, che arricchisce tutti nelle relazioni umane e insegna a me, in quanto imprenditrice, a rimanere in contatto con il territorio in cui opero. C’è una questione, però, che spiazza sempre tutti: quando racconto che il sistema Remax si fonda sulla collaborazione tra agenzie diverse, tra agenzie Remax, tra colleghi, in team, in ogni forma. Non c’è conflitto tra il consulente immobiliare e la sua agenzia, ma collaborazione, cooperazione e costante voglia di migliorarsi. Tutti operano per il bene comune e si condividono insieme successi ed insuccessi. Questo è un sistema che nella sua semplicità diventa rivoluzionario, perché propone un’alternativa al classico rapporto tra datore di lavoro e dipendente, scardinando il concetto di stipendio legato a categorie ormai obsolete di un mercato del lavoro che è andato in pensione ormai da tempo.

C’è chi non mi crede, chi fa finta di credermi e chi invece decide di darmi il beneficio del dubbio. Solo questi ultimi sono veramente pronti ad entrare da protagonisti in un mercato del lavoro così mutevole e complesso come quello di oggi. E voi da che parte state?

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